“Nell’ultimo anno abbiamo eliminato decine di contenuti come è possibile che la mia identità sia ancora così negativa?”.
Un Manager del settore finanziario comincia ad intuire l’inutilità delle loro azioni, ci chiama per valutare altri approcci.
“Mi permetta, immagini una pila di cubi rossi, se potesse sottrarre due cubi dal fondo senza far cadere tutto cosa otterrebbe?”.
“Che quelli sopra prenderebbero il posto di quelli sotto”.
“Esatto, ecco perché così non funzionerà mai”.

Il diritto all’oblio come abbiamo visto porta in sé molte domande che vanno dalla giurisprudenza all’etica e rappresenta a pieno la fase di terremoto e confusione socioculturale che il mondo digitale ha aperto. Tra tutte le questioni la più concreta e pratica è la seguente: l’oblio, nella sua attuale definizione, è in grado di eliminare i contenuti indesiderati? Quante possibilità vi sono che la richiesta venga accettata? A quali rischi ci si espone nel caso in cui venga accolta? In questo capitolo proveremo a dare le risposte a tutti questi quesiti analizzando la questione nei suoi risvolti operativi, strategici e tecnologici. Verrà inoltre proposto un metodo per riuscire a calcolare in anticipo il potenziale esito e rischio correlato. Il diritto all’oblio riguarda l’identità digitale e in questo campo esiste una disinformazione di fondo che porta erroneamente a pensare che cancellare sia l’unica via e che un foglio bianco sia una soluzione accettabile. Abbiamo già visto nella prima parte che il foglio bianco equivale a una identità digitale nulla cosa ben lontana dall’essere una posizione soddisfacente. Discuteremo infine di un approccio più completo e scientifico che vada oltre la mera eliminazione.